Compasso d'oro alla Carriera

Tobia Scarpa

Architetto nella più colta accezione del termine ma anche precoce designer ha progettato, nel lungo sodalizio con Afra Bianchin, alcune delle icone più rappresentative del design italiano. La sua attenzione ai processi produttivi, all’innovazione tecnologica e formale e, soprattutto, la sua continua e appassionata ricerca volta a reinventare l’uso dei materiali, sono divenute parte significativa della riconoscibilità del design italiano. Nel suo lavoro tradizione e innovazione si saldano in una delle lezioni più alte e coerenti di metodo e liberà creativa.

Michele Provinciali

L’itinerario di tutta la sua opera lo colloca tra i maestri del progetto grafico contemporaneo. La sua grande cultura, l’attenzione continua per le suggestioni delle avanguardie artistiche e il suo profondo umanesimo sono un’indicazione di libertà, altra, che gli ha consentito il superamento degli schemi disciplinari e delle mode. Una lezione, la sua, eccezionalmente utile per l’educazione delle nuove sensibilità che operano nel mondo della comunicazione..

Miguel Milá

Dietro l’apparente rinuncia alla tecnologia, che rappresenta un elemento distintivo del suo lavoro, si cela invece una costante ricerca della tecnologia adeguata, quella giusta, senza nulla di più e nulla di meno. Il design di Milá nasce da una riflessione sui problemi concreti, liberata da pregiudizi e postulazioni teoriche. Per lui, che confessa di non essersi mai troppo interessato all’elaborazione di una definizione di design, “il miglior design è quello che si realizza con il minimo di elementi”.

Dino Gavina

Nei primi anni del dopoguerra, quando la parola design non faceva ancora parte del lessico allora in uso, Gavina comincia la sua eccezionale avventura di inesausto creatore e operatore maieutico, sempre curioso, sempre fuori o ai margini degli schemi preesistenti, sempre la servizio dell’innovazione, sempre a cavallo tra arte e design, tra etica ed estetica, tra impresa produttiva e azienda editoriale. Una avventura umana terminata nel 2007 che ha disegnato un itinerario culturale destinato a continuare nel tempo.

Luigi Caccia Dominioni

Tra i più importanti architetti italiani del dopoguerra appartiene al ristretto gruppo dei maestri precursori e fondatori del design italiano. La sua opera di designer è caratterizzata da una rara sintesi di rigore espressivo, di padronanza del linguaggio formale e di sapere tecnologico. Un contributo oggettivo alla definizione stessa di cosa sia il design italiano e dell’originalità dei suoi contenuti. Un riconoscimento tardivo per un grande maestro che ha sempre lavorato al di sopra degli ideologismi.

Renato De Fusco

Il suo lavoro di oltre quarant’anni come docente, critico, storico e teorico del design ha offerto a più di una generazione di studenti e addetti ai lavori strumenti di studio e di riflessione di grande utilità e valore. Con op.cit., la rivista da lui fondata che ancora dirige, ha seguito e analizzato il percorso del design italiano dagli ani sessanta ad oggi alla luce della parallela evoluzione dell’Arte e dell’Architettura. I suoi libri hanno notevolmente contribuito alla definizione disciplinare del design.

Tito D’Emilio

Autodidatta autonomo e rigoroso, animato dalla passione per il bello e affascinato dall’innovazione, sin dalla fine degli anni sessanta ha saputo fare del suo negozio di Catania un punto di riferimento per il mercato italiano del design. Il suo lavoro caparbio di mercante coraggioso e di divulgatore, portato avanti in condizioni geograficamente sfavorevoli, ha contribuito a far conoscere e apprezzare le migliori aziende e i migliori prodotti italiani e stranieri, assai prima che venissero alla notorietà.

Terence Conran

La sua energica azione come designer, imprenditore e mercante ha scosso sin dai primi anni sessanta il tradizionalista mercato inglese per esplodere nell’amata Francia con la catena di negozi Habitat, innovativi tanto per il design dei prodotti e quanto per le tecniche di vendita. Perduto in Borsa il controllo della sua azienda ritrova il successo con una nuova collezione di prodotti e una nuova catena di negozi a suo nome. Grazie al suo eccezionale talento è divenuto baronetto d’Inghilterra, il primo Sir del design.